Domenica 4 Ottobre a Somachandra
Lezione introduttiva di Yin Yoga – Teoria e Pratica
Yin Yoga – l’arte della quiete negli asana
Info e prenotazioni
info@areyoga.com – 327.377.9378
http://yinyogaitalia.com/
Domenica 4 Ottobre a Somachandra
Lezione introduttiva di Yin Yoga – Teoria e Pratica
Yin Yoga – l’arte della quiete negli asana
Info e prenotazioni
info@areyoga.com – 327.377.9378
http://yinyogaitalia.com/
26-27 e 28 Settembre a Salerno
L’arte delle sequenze: Vira Vinyasa – Sequenza in piedi che da forza, flessibilità e determinazione
Vira Vinyasa – Sequenza in piedi che da forza, flessibilità e determinazione.
Le posizioni in piedi sono le shakti (forza, energia) base di tutti le altre Asana. Esse creano le fondamenta che mettono in funzione i piedi, le gambe e il bacino, e fanno muovere anche la colonna vertebrale, le spalle, le braccia e la testa.
26 Settembre – Equilibrio Danza Valeria Granata alle 18:30
27 Settembre – Parco Arbostella (Posto all’aperto) alle 10:00
Domenica 20 Settembre a Somachandra
SEMINARIO MASTERCLASS ASHTANGA YOGA con Gabriele Severini
PRIMO INCONTRO:
9.30 – 12.30
Introduzione all’Ashtanga Yoga, Lezione guidata della
prima serie nel modo tradizionale (con il conteggio del vinyasa in sanscrito), domande-risposte.
SECONDO INCONTRO:
14.30 – 17.00
Approfondimenti sul respiro e bandha, aspetti tecnici delle asana della prima serie, movimenti di transizione e di salto, domande-risposte.
DOVE?
CENTRO BENESSERE SOMACHANDRA
Viale Trento, 21 62014 CORRIDONIA (MC)
Tel. 0733 / 433816
QUANDO?
Domenica 20 SETTEMBRE 2015
PRENOTA IL TUO POSTO e/o CHIEDI INFO:
Rif.: Carlos Argaez
Mob. 339 8172276
E.mail: carlosargaez1965@gmail.com
CHI E’ GABRIELE?
Vedi: www.ashtanga-roma.org
Lezioni di yin&yang Yoga a Corridonia (MC) Martedì 10:00-11:20 e 19:00-20:20 e Giovedì 10:00-11:20
Nuova sede!
Info e prenotazione per la prima lezione: 3273779378
sthira-sukham asanam (YS II.46)
L’asana deve essere stabile e confortevole
Se si considera il corpo come strumento per sensibilizzare la mente, la pratica delle Asana è essenziale. Quando si praticano regolarmente, i loro effetti si sentono al livello fisico e fisiologico: articolazione e ossa sani, muscoli più elastici, e sistemi ed organi interni rinforzati e rivitalizzati. È importante però che esse vengono praticate in modo semplice e corretto, perché le Asana, al di là del beneficio psico-fisico che possano offrire, sono principalmente un mezzo per consentire il flusso energetico che connette il corpo, la mente e il respiro nello stesso momento e in modo naturale.
Per permettere l’espansione di questo flusso energetico è importante imparare ad essere presenti nelle Asana con fermezza e distensione, senza ansia, inquietudine o tensione, eseguendo ogni movimento in modo gentile e naturale, con l’attenzione sul flusso del respiro, sviluppando forza e flessibilità corporee, e portando allo stesso tempo calma ed equanimità alla mente.
Controllo, energia (prana) e consapevolezza vanno insieme nella esecuzione di ogni singola asana.
“Quando il respiro è agitato, anche la mente è instabile, ma quando il respiro si acquieta, anche la mente si rasserena”
Hatha Yoga Pradipika, 2 – II
Il respiro nasce dentro di noi e si sviluppa in un movimento dolce e costante che permette di allungare e rilassare il corpo. È un processo che coinvolge tutto il nostro essere. Con l’inspirazione, si espandono il petto, i muscoli intercostali e l’addome, ed allo stesso tempo, il diaframma scende e permette all’aria di riempire completamente i polmoni. All’espirare si contrae dolcemente la parte bassa l’addome, portando l’ombelico verso l’interno, il diaframma sale, i polmoni si svuotano ed il petto si rilassa.
Nella pratica di yogasana, la mente guida il respiro e il respiro muove il corpo. Il respiro è, dunque, intimamente collegato al movimento, ed è costantemente presente in ognuna delle tre fasi che costituiscono un’asana (entrata, mantenimento ed uscita dalla posizione). Il suo ritmo e la sua profondità è un riflesso di quanto sia agevole la vostra pratica. Le asana eseguite con fermezza e comodità (Sthira-Sukha), e guidate dal respiro naturale, fluido e profondo, vi aiuteranno a concentrare la vostra attenzione nell’esperienza del momento presente, senza lasciar spazio al divagare della mente.
Il respiro consapevole da vita alle asana. È da tener presente che con l’inspirazione si allunga la colonna vertebrale, si apre il petto, si allontanano gli arti del tronco ed i piegamenti all’indietro risultano più semplici. Invece, i movimenti in cui gli arti si avvicinano al corpo, i piegamenti in avanti, così come le torsioni, avvengono in modo naturale con l’espirazione. Allungatevi inspirando e rilassatevi espirando.
Praticate con calma, gratitudine e gioia…. e respirate.
“Your body is precious. It is our vehicle for awakening. Treat it with care.”
– Buddha –
Yin Yoga è una pratica semplice e profonda che calma le emozioni, stimola l’energia vitale dei meridiani (simili ai Nadis) e degli organi, e prepara la mente e il corpo per la meditazione. Yin è uno yoga fisicamente statico e mentalmente presente che richiede pazienza e abbandono.
Si ispira allo Yoga Taoista, originario della China, detto anche Dao Yin, il quale include esercizi di streching e posizioni statiche di stile yin insieme a diverse tecniche di respirazione, che hanno lo scopo di migliorare la salute e incrementare la longevità. Gli asceti del passato credevano che questa pratica poteva essere utilizzata per raggiungere “l’eterna giovinezza”. La prima referenza storica riguardo il Dao Yin appare nel Zhuangzi, testo taoista scritto tra i secoli 4 e 2 a.C.
Lo Yin Yoga come lo si conosce oggi è stato creato nel 1970 dall’esperto in arti marziali e insegnante di Yoga taoista Paulie Zink. Negli ultimi anni questo stile Yin si è diffuso in Asia, Europa del Nord e Stati Uniti grazie a insegnanti come Paul Grilley, Sarah Powers, Biff Mithoeffer e Bernie Clark.
La parola “yin” implica immobilità, buio, ciò che è nascosto. Yin Yoga si rivolge ai tessuti più profondi e rigidi come fascia, legamenti, tendini, articolazioni ed ossa, noti come tessuti connettivi, i quali per le loro caratteristiche risponde meglio a movimenti lenti e quasi statici.
Lo scopo della pratica è rilassare i muscoli superficiali (tessuti elastici) e stimolare quelli più profondi, mantenendo ogni posizione circa 3-5 minuti, applicando una tensione ottimale, senza spingere ne forzare, lasciando lavorare la forza di gravità. Questa azione permette di allungare e comprimere i tessuti più densi, in particolare nella colonna vertebrale, bassa schiena, fianchi e cosce, di rilasciare la stagnazione delle articolazioni, di incrementare l’elasticità e di rivitalizzare l’intero organismo, migliorandone così la mobilità.
Oltre a nutrire e rinforzare i tessuti connettivi, la pratica Yin lubrifica e ringiovanisce le articolazioni prevenendo e curando lesioni e dolori, e può essere inserita come complemento a uno stile più dinamico e intenso tipo yang come iyengar, ashtanga, vinyasa, etc.
Perché ogni corpo è diverso…
L’atmosfera di una lezione Yin è serena, rilassata, e focalizzata nell’auto-osservazione e l’ascolto. Gli studenti sono incoraggiati a sperimentare le posizioni considerando le loro proprie strutture scheletriche e le proporzione delle loro ossa. Capire come le differenze anatomiche affettano la mobilità delle articolazioni aiuta il praticante ad apprezzare la propria gamma di movimenti.
Questa pratica insegna a cercare il proprio limite, a rispettare il corpo ed a essere consapevole che il dolore non forma parte delle posizioni. Quando si assume una postura, si lasciano andare tutte le distrazioni e si porta l’attenzione in modo particolare nel momento presente, su un’intenzione e senza giudicare, sviluppando così la capacità di sentire il movimento nel non-movimento, di percepire le sensazioni del corpo o le emozioni che emergono, e di sentire il respiro, con la mente e con il cuore.
Per saperne di più visita www.yinyogaitalia.com e www.yinyoga.com
OM karam bindu samyuktam
nityam dhyayanti yoginah
kamadam moksadam chaiva
OM karaya Namo Namah
“Mi abbandono all’AOM, il suono primordiale che viene meditato dagli yogi per liberare i legami e raggiungere la liberazione”
La descrizione del Mantra è stata presa da: www.ayurveda-ashram.it/it/mantra-di-ashram
I Mantra sono suoni sacri in forma di sillabe, parole, frasi o poesie tipicamente scritte in sanscrito, il cui canto genera una vibrazione sottile ed armonica capace di risvegliare la coscienza.
Nella tradizione Indu i Mantra furono rivelati ai Rishi (maestri, saggi e santi del periodo vedico) e successivamente furono codificati nelle sacre scritture e tramandati da guru a discepoli attraverso i secoli. Sono energie mistiche che da sempre esistono e che non possono venir create o distrutte.
La parola sanscrita Mantra viene tradotta letteralmente come “strumento della mente”. La sillaba MAN significa “pensare”, mentre TRA vuol dire “strumento”. Tuttavia diversi maestri hanno proposto diverse interpretazioni e traduzioni. Per esempio nel Japa Yoga, Swami Sivananda definisce mantra come “pensiero che offre protezione e libera”.
Questi suoni sacri possono essere fatti di monosillabi, come il mantra OM, di una singola frase, come Om Namah Shivaya, di strofe con metrica definita, come il Gayatri Mantra, o di poemi più complessi. Vengono recitati in cinque forme diverse: ad altra voce, sussurrati muovendo le labbra, mentalmente,
controllando la respirazione, o in silenzio scrivendolo in un quaderno.
La ripetizione di una sillaba, nome, o frase prende forma nella mente. Sebbene non si possa conoscere consciamente la forma connessa al mantra che si recita, esso crea una struttura di pensiero che acquieta la mente e induce alla calma. Cantare mantra in sanscrito, con attenzione alla giusta pronuncia e comprendendone il significato, crea vibrazioni sonore che producono effetti benefici a livello fisico, mentale e intellettuale.
Tradizionalmente il numero di ripetizioni dei mantra è 108. Nel caso di un mantra polisillabico, per esempio il Gayatri Mantra, questo significa 20 minuti di pratica. Esistono, tuttavia, altre pratiche spirituali, come il purashcharana, in cui il mantra viene ripetuto un maggior numero di volte.
Vi sono due tipi principali di mantra: Saguna e Nirguna
I mantra Saguna che vengono recitati concentrandosi su forme, divinità o simboli. Per esempio, si può associare il gayatri Mantra a un yantra, schema geometrico che si presta alla meditazione, che ha lo stesso nome, recitandolo con lo sguardo fisso sull’immagine o mentre la si visualizza ad occhi chiusi.
A seconda il temperamento della persona o se l’aspiranti non è attratto di una divinità spirituale, esistono mantra senza forma detti Mantra Nirguna, cioè, mantra astratti e formule vedantiche usate per creare vibrazioni di identificazione con l’universo . È il caso del mantra seme OM “il suono originario”, e il mantra Soham “io sono ciò che sono”.
L’efficacia del mantra dipende del grado di concentrazione. Si deve mantenere incessantemente l’attenzione della mente sul suono del mantra, solo allora si trarrà il massimo beneficio da esso. La struttura di pensiero che creano i mantra è soltanto un mezzo per preparare l’essere umano alla vera meditazione, cioè ad uno stato di unità con Dio.
L’autoguarigione è la capacità innata che hanno tutti gli esseri umani di star bene e di avere una vita felice e soddisfatta. Nasciamo sani, contenti e in pace, è questa la nostra vera natura. Ciò che ci porta alla sofferenza e alle malattie sono, invece, le abitudine quotidiane sbagliate, il cibo che assumiamo e le emozioni che nutriamo ed esprimiamo.
Ayurveda, la scienza della vita, ci offre un insieme di strumenti, concetti, azioni e pensieri, che risvegliano questa capacità o attitudine innata.
Secondo l’Ayurveda, è innanzitutto importante conoscere e comprendere i Dosha (Vata, Pitta e Kapha), ovvero le tre energie che agiscono a livello strutturale nell’organismo e permettono di definire la Prakruti o costituzione individuale. Per mantenere i Dosha in armonia, ognuno deve seguire un particolare stile di vita determinato in base alla propria costituzione, tenendo anche in conto le stagioni ed il posto in cui si vive.
Oltre ai Dosha, la capacità naturale di stare bene, seguendo i principi dell’autoguarigione, riguarda anche il normale funzionamento dei tessuti (Dathu), dei sensi (Gnana indriya e karma indriya), dei prodotti di rifiuto (Mala), dei canali (Srota), e della Mente (intelletto ed emozioni).
Un eventuale squilibrio dei Dosha si manifesta in un’alterazione fisica, fisiologica e mentale che coinvolge in primo luogo il metabolismo dei Dhatu e l’essenza di esso, detta Ojas.
Ojas è l’energia potenziale che attraverso la trasformazione (Tejas) crea il Prana, la forza della vita. Le sue funzione sono generare energia vitale, dare energia ai diversi tessuti e organi, e mantenere un sistema immune forte. La presenza di Ojas nell’organismo è vitale. Ad esempio, il Charaka Samhita afferma che, seppure i Dosha nel corpo fossero forti ed equilibrati, senza Ojas il corpo morirebbe. In genere, la carenza di Ojas si associa alla mancanza di vitalità fisica e mentale, a momenti d’ansia, debolezza e tensione e ad un fragile sistema immune, che sono le condizioni in cui si possono facilmente manifestare le malattie. Gli Ojas hanno un ruolo importante nel mantenimento della salute, e per produrre ed incrementare la loro presenza nel nostro organismo bisogna seguire uno stile di vita sattvico a livello comportamentale, alimentare e spirituale, cioè vivere in armonia, avere la mente chiara e serena, l’anima in pace e piena d’amore, ed ingerire alimenti puri e naturali che donino equilibrio ed armonia.
In Ayurveda l’autoguarigione avviene a livello energetico, e corrisponde quindi alla capacità di produrre e immagazzinare il massimo di Ojas; ovvero di utilizzare la nostra propria intelligenza per guarire l’intero organismo.