Yin Yoga – Quiete e abbandono

“Your body is precious. It is our vehicle for awakening. Treat it with care.”
– Buddha –

Yin Yoga è una pratica semplice e profonda che calma le emozioni, stimola l’energia vitale dei meridiani (simili ai Nadis) e degli organi, e prepara la mente e il corpo per la meditazione. Yin è uno yoga fisicamente statico e mentalmente presente che richiede pazienza e abbandono.
Si ispira allo Yoga Taoista, originario della China, detto anche Dao Yin, il quale include esercizi di streching e posizioni statiche di stile yin insieme a diverse tecniche di respirazione, che hanno lo scopo di migliorare la salute e incrementare la longevità. Gli asceti del passato credevano che questa pratica poteva essere utilizzata per raggiungere “l’eterna giovinezza”. La prima referenza storica riguardo il Dao Yin appare nel Zhuangzi, testo taoista scritto tra i secoli 4 e 2 a.C.
Lo Yin Yoga come lo si conosce oggi è stato creato nel 1970 dall’esperto in arti marziali e insegnante di Yoga taoista Paulie Zink. Negli ultimi anni questo stile Yin si è diffuso in Asia, Europa del Nord e Stati Uniti grazie a insegnanti come Paul Grilley, Sarah Powers, Biff Mithoeffer e Bernie Clark.

La parola “yin” implica immobilità, buio, ciò che è nascosto. Yin Yoga si rivolge ai tessuti più profondi e rigidi come fascia, legamenti, tendini, articolazioni ed ossa, noti come tessuti connettivi, i quali per le loro caratteristiche risponde meglio a movimenti lenti e quasi statici.
Lo scopo della pratica è rilassare i muscoli superficiali (tessuti elastici) e stimolare quelli più profondi, mantenendo ogni posizione circa 3-5 minuti, applicando una tensione ottimale, senza spingere ne forzare, lasciando lavorare la forza di gravità. Questa azione permette di allungare e comprimere i tessuti più densi, in particolare nella colonna vertebrale, bassa schiena, fianchi e cosce, di rilasciare la stagnazione delle articolazioni, di incrementare l’elasticità e di rivitalizzare l’intero organismo, migliorandone così la mobilità.
Oltre a nutrire e rinforzare i tessuti connettivi, la pratica Yin lubrifica e ringiovanisce le articolazioni prevenendo e curando lesioni e dolori, e può essere inserita come complemento a uno stile più dinamico e intenso tipo yang come iyengar, ashtanga, vinyasa, etc.

Perché ogni corpo è diverso…
butterfly definitivoL’atmosfera di una lezione Yin è serena, rilassata, e focalizzata nell’auto-osservazione e l’ascolto.  Gli studenti sono incoraggiati a sperimentare le posizioni considerando le loro proprie strutture scheletriche e le proporzione delle loro ossa. Capire come le differenze anatomiche affettano la mobilità delle articolazioni aiuta il praticante ad apprezzare la propria gamma di movimenti.
Questa pratica insegna a cercare il proprio limite, a rispettare il corpo ed a essere consapevole che il dolore non forma parte delle posizioni. Quando si assume una postura, si lasciano andare tutte le distrazioni e si porta l’attenzione in modo particolare nel momento presente, su un’intenzione e senza giudicare, sviluppando così la capacità di sentire il movimento nel non-movimento, di percepire le sensazioni del corpo o le emozioni che emergono, e di sentire il respiro, con la mente e con il cuore.

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Autoguarigione – la capacità di star bene

L’autoguarigione è la capacità innata che hanno tutti gli esseri umani di star bene e di avere una vita felice e soddisfatta. Nasciamo sani, contenti e in pace, è questa la nostra vera natura. Ciò che ci porta alla sofferenza e alle malattie  sono, invece, le abitudine quotidiane sbagliate, il cibo che assumiamo e le emozioni che nutriamo ed esprimiamo.

Ayurveda, la scienza della vita, ci offre un insieme di strumenti, concetti, azioni e pensieri, che risvegliano questa capacità o attitudine innata.
Secondo l’Ayurveda, è innanzitutto importante conoscere e comprendere i Dosha (Vata, Pitta e Kapha), ovvero le tre energie che agiscono a livello strutturale nell’organismo e permettono di definire la Prakruti o costituzione individuale. Per mantenere i Dosha in armonia, ognuno deve seguire un particolare stile di vita determinato in base alla propria costituzione, tenendo anche in conto le stagioni ed il posto in cui si vive.

Oltre ai Dosha, la capacità naturale di stare bene, seguendo i principi dell’autoguarigione, riguarda anche il normale funzionamento dei tessuti (Dathu), dei sensi (Gnana indriya e karma indriya), dei  prodotti di rifiuto (Mala), dei canali (Srota), e della Mente (intelletto ed emozioni).
Un eventuale squilibrio dei Dosha si manifesta in un’alterazione fisica, fisiologica e mentale che coinvolge in primo luogo il metabolismo dei Dhatu e l’essenza di esso, detta Ojas.

Ojas è l’energia potenziale che attraverso la trasformazione (Tejas) crea il Prana, la forza della vita. Le sue funzione sono generare energia vitale, dare energia ai diversi tessuti e organi, e mantenere un sistema immune forte. La presenza di Ojas nell’organismo è vitale. Ad esempio, il Charaka Samhita afferma che, seppure i Dosha nel corpo fossero forti ed equilibrati, senza Ojas il corpo morirebbe. In genere, la carenza di Ojas si associa alla mancanza di vitalità fisica e mentale, a momenti d’ansia, debolezza e tensione e ad un fragile sistema immune, che sono le condizioni in cui si possono facilmente manifestare le malattie. Gli Ojas hanno un ruolo importante nel mantenimento della salute, e per produrre ed incrementare la loro presenza nel nostro organismo bisogna seguire uno stile di vita sattvico a livello comportamentale, alimentare e spirituale, cioè vivere in armonia, avere la mente chiara e serena, l’anima in pace e piena d’amore, ed ingerire alimenti puri e naturali che donino equilibrio ed armonia.

In Ayurveda l’autoguarigione avviene a livello energetico, e corrisponde quindi  alla capacità di produrre e immagazzinare il massimo di Ojas; ovvero di utilizzare la nostra propria intelligenza per guarire l’intero organismo.

appunti sull’autoguarigione del corso Yoga Insegnanti con il Maestro Joythimayananda